giovedì 27 maggio 2010

Errare è umano, muggire è bovino

Sono di ritorno da una bellissima vancanza sull'isola che non c'è e anche se questo può apparentemente non interessare a nessuno, io preferire raccontare voi Como l'ho vissuta perché è stata una bellissima esperienza very very mach super. Appena arrivato ho avuto qualche problema, ma quando mi sono ambientato ho conosciuto dei bambini che non ci sono, con cui ho passato tutta la vacanza insieme alla loro famiglia che non c'è. La mamma che non c'è, quand'era ora di mangiare urlava ai bambini:"È pronto a tavola. Possibile che quando vi cerco non ci siete mai?". Loro si difendevano dicendo che anche quando non li cercava non c'erano lo stesso, ma lei non voleva sentire storie e urlava.
Ci si sedeva, ognuno sulla sua sedia che non c'è, su cui non c'era il nome di nessuno sullo schienale che non c'è. Ognuno mangiava nel suo piatto che non c'è, con le posate che non ci sono. Anche il pasto era un pasto che non c'è, altrimenti sarebbe stato impossibile non sbrodolarsi tutto addosso. Della vacanza ricordo molto bene il freddo. Con i vestiti che non ci sono era come non indossare nulla e ti sembrava sempre di stare con il pistacchio al vento. Alla fine, però, non c'erano né il vento né il freddo; era solo una sensazione. Il bambino che governava l'isola era un bambino con una maglia verde, si chiamava Peter. Peter Griffin sapeva volare e tutti lo stimavano per questo. Ci riusciva facendo peti che non c'erano e quindi riusciva anche a evitare la puzza. Questi sono i miei ricordi, vaghi ma presenti.
Vacci anche tu qualche volta sull'isola che non c'è. Ma non tornare. O se torni compra la birra